La formazione prima di tutto, affinché sia sempre assicurato il livello massimo di attenzione e cura verso gli ospiti. Una trentina di dipendenti che lavorano nel Nucleo Ciliegio, dedicato alle persone deambulanti affette da Alzheimer o altre demenze, stanno in questi giorni partecipando ad un corso di aggiornamento professionale dedicato all’approccio non farmacologico nei confronti degli ospiti costretti, appunto, a convivere con una demenza.
A condurre la formazione Pamela Masiero, educatrice presso la Casa di Soggiorno e Pensionato della Città Murata di Montagnana (PD), da sempre impegnata nello studio e nella divulgazione di queste tematiche.
“Parliamo di come approcciarsi e di come comunicare con persone che, a causa della loro malattia, possono presentare importanti manifestazioni comportamentali – spiega la dott.ssa Masiero –. Siamo partiti dal modello GentleCare, o cura gentile, che mira a valorizzare le risorse ancora ‘intatte’ della persona malata e a fare in modo che l’ambiente in cui vive, sia fisico sia relazionale, sia il meno stressante possibile. Nel secondo incontro, invece, ci siamo concentrati sulla comunicazione, che si deve basare sulla coerenza tra il linguaggio verbale e il linguaggio non verbale. È necessario nutrire un grande rispetto verso la persona con demenza, evitare di infantilizzare la comunicazione, perché la persona con demenza rimane una persona e non il resto di un uomo o una donna decaduti e definitivamente irraggiungibili, nonostante le numerose perdite”.
Il valore di una comunicazione efficace si basa anche su un altro importantissimo aspetto: “Dobbiamo considerare che nelle persone con demenza la competenza emotiva rimane forte fino agli ultimi giorni di vita. Dobbiamo metterci nei loro panni, provare a immaginare come ci sentiremmo noi nella stessa situazione. E allenarci ad osservare e ad ascoltare, perché è l’emozione che esprimono che ci indica come dobbiamo aiutarli: è dunque importante accogliere e legittimare l’emozione nella relazione. Significa dire loro che i loro sentimenti sono autentici, il valorizzarli ripristina la loro dignità. Le persone affette da demenza provano emozioni, vivono le emozioni, condividono le emozioni e riconoscono le emozioni delle persone che hanno accanto. La relazione diventa dunque il principale strumento terapeutico a nostra disposizione. E per nostra, intendo di tutti, non solo degli addetti ai lavori. ‘Il gatto ignorato diventa una tigre’, diceva Carl Jung. Se noi ignoriamo le loro emozioni, queste potrebbero tradursi in disturbi di comportamento che non sono altro che un modo che la persona con demenza usa per comunicare un disagio, qualcosa che non riesce più ad esprimere con le parole”.
E per capire quali difficoltà di comunicazione affrontano ogni giorno le persone con demenza, durante il corso i dipendenti hanno potuto immedesimarsi in loro. Come? Provando a svolgere compiti manuali, come abbottonarsi una camicia, con addosso occhialini che limitano il campo visivo; oppure provando ad immedesimarsi nel disagio, camminando con dei bottoni dentro le proprie scarpe. Insomma, è mettendosi nei panni degli altri che si può meglio intendere la loro percezione del mondo e, di conseguenza, assumere un comportamento il più possibile adeguato alle loro difficoltà.
Tematiche di grande rilevanza, anche alla luce dell’andamento, tra la popolazione, di queste forme di malattia. “Si assiste ad un esordio sempre più precoce dell’Alzheimer o di altre demenze – sottolinea la dott.ssa Masiero –. Non sono rari i casi di cinquantenni, magari con figli ancora piccoli, che si ammalano. Che si tratti di persone ancora relativamente giovani o di anziani, l’alleanza con la famiglia è sempre e comunque fondamentale. Ritengo, ad esempio, molto utili i gruppi di auto mutuo aiuto per familiari di persone con demenza. Il sentirsi accolti, l’ascolto incondizionato, il valore del silenzio, il prendersi cura delle nostre fragilità, rendono l’auto aiuto un luogo in cui portare se stessi senza essere giudicati. Questi gruppi, inoltre, aiutano a riconoscere ciò che di positivo conservano queste persone. Nella relazione con le persone che vivono con la demenza ci viene data l’opportunità di vedere sempre la loro essenza. Mi piace considerarle persone ‘pure’, per l’autenticità delle emozioni e dei sentimenti che esprimono”.